UNA GIORNATA MEMORABILE.
Vivere per una comunità parrocchiale è una chiamata che viene dall'alto.
Oggi ho sperimentato quanto è bello e grande il compito di essere "pastore" di anime o come si dice qui in riva al mare "pescatore" di uomini.
Oggi doveva venire il Cardinale di Genova per il mio insediamento ufficiale come parroco, ma essendo impegnatissimo a Roma per il concistoro con il Papa e gli altri cardinali ha mandato come sostituto il Mons. Doldi che mi è piaciuto tantissimo come figura di Vicario Episcopale disponibilissimo, umile e paterno.
Ora dopo sei mesi dalla mia venuta qui a Genova-Nervi sento ormai di conoscere già 2000 persone che sono venute ad incontrarmi personalmente e a salutarmi ed ho già visitato circa 600 famiglie andando a benedire le case come è usanza qui fare prima di Pasqua.
La gente è molto cordiale ed accogliente. C'è un potenziale di energie meravigliose anche perchè qui la gente sta bene, ha molta cultura ed è per tradizione cattolicissima.
Il paesaggio naturale è dei migliori d'Italia, il clima è quasi mite anche in questi mesi invernali. Conosco tutte le strade ed i confini della parrocchia ed in particolare mi reco volentieri al porticciolo per incontrare la gente nella famosa passeggiata del lungomare che dura oltre un'ora.
Per la circostanza di oggi ho avuto la gioia e la sorpresa che dalla mia parrocchia di SHPAL dell'Albania sia venuta a salutarmi Ghentiana, insegnante e catechista, con sua sorella e le due nipotine...
Dopo la solenne funzione c'è stato un gran rinfresco allestito da alcuni giovani animatori della parrocchia dell'Assunta. La gente a dire poco era stracontenta e anche io.
sabato 22 febbraio 2014
sabato 15 febbraio 2014
EDUCARE VUOL DIRE DARE FIDUCIA E AMORE.
Mi ha profondamente colpito questa esperienza di vita:
“Nel Paese
dove insegnava, era considerata la maestra più severa della Scuola. Come la
maggior parte delle maestre, dichiarava sempre di non avere preferenze, ma non
era così …….
In prima
fila c ‘era una alunna malvestita, poco pulita e piuttosto distratta. La
maestra la riprendeva spesso, correggeva con la penna rossa tutti i suoi
compiti e li marcava sovente con uno “zero”.
Un
giorno, per caso, le capitò tra le mani il “Curriculum” di quell’alunna e con
grande stupore, trovò scritto dalla maestra del primo anno:
“È una ottima alunna, studia con impegno e
dedizione: è un piacere averla vicino!”.
La
maestra del secondo anno aveva scritto:
“E’ una eccellente studentessa e si comporta molto
bene coi suoi compagni, ma ultimamente appare preoccupata, perché sua madre ha
una grave malattia!”
Quella
del terzo anno scriveva:
“La madre dell’alunna è morta, è stato molto duro
per lei. Lei cerca di fare molti sforzi, ma la situazione è pesante e
difficile. Bisogna trovare il modo di aiutarla! Rimane spesso indietro rispetto ai suoi
compagni, e non mostra interesse per lo studio.In classe, spesso si addormenta!”
Dopo aver
letto questo curriculum la maestra ne
rimase scioccata per non aver compreso il problema della bambina. Ci rimase molto male per la superficialità e
per non aver indagato prima sulle cause. Quando arrivò la fine dell’Anno
Scolastico si sentì ancora più umiliata quando aprì i regali degli alunni.
Quello
della bambina orfana era avvolto in un vecchio sacchetto, e la maestra provò un
enorme imbarazzo, quando dovette aprirlo di fronte a tutti. Trovò una vecchia
bottiglietta di profumo, se ne mise due gocce, e a quel punto gli alunni
scoppiarono in una risata generale.
Alla fine
della giornata, prima di uscire, commossa, la bambina si rivolse alla maestra:
“Signorina, oggi profuma come profumava la mia mamma!”
L’anno dopo, in quinta la bambina orfana fece passi da gigante, e divenne una delle alunne migliori. Tre anni dopo, la maestra ricevette una lettera della ex-alunna, in cui le diceva che era stata una grande maestra. Poi ne ricevette un’altra, dopo cinque anni, nella quale le raccontava che si era diplomata col massimo dei voti, e che lei era stata una bravissima maestra.
E così fu fino alla Laurea, ripetendole sempre che era stata la miglior maestra della sua vita. L’ultima lettera era firmata “Dottoressa”: conteneva l’invito al suo Matrimonio, dove la ragazza desiderava che, alla Cerimonia, la sua adorata maestra occupasse il posto in prima fila, il posto di sua madre …………
giovedì 13 febbraio 2014
L' IMPEGNO DEL VANGELO VISSUTO, CAMBIA LA VITA E DA' LA GIOIA DI AMARE
Nel Vangelo si parla di "testimonianza cristiana" e Gesù ci dice che siamo il sale (ma guai a non averne il sapore), che siamo la luce (ma guai se restiamo nascosti), che siamo testimoni, affinché gli uomini vedano le nostre opere buone e rendano grazie a Dio.
Questa é la missione di ciascuno di noi: essere sale, ed avere quindi l'attitudine a sciogliersi, ad annullarsi, perché altri acquistino sapore e vita. Impariamo ogni giorno dai Santi la radicalità della vita vissuta con Dio ed offerta nel servizio ad ogni fratello.
Amarsi con cuore puro «Abbiamo bisogno di dilatare il cuore sulla misura del Cuore di Gesù. Quanto lavoro! Ma è l’unico necessario. Fatto questo, tutto è fatto. Si tratta di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel tempo, amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli d’affetto per il fratello incontrato un minuto prima.
Tanto, è lo stesso Gesù che amiamo in tutti. Ma se rimane il rimasuglio vuol dire che il fratello precedente è stato amato per noi o per lui... non per Gesù. E qui è il guaio.
La nostra opera più importante è mantenere la castità di Dio e cioè: mantenere l’amore in cuore come Gesù ama. Quindi per essere puri non bisogna privare il cuore e reprimervi l’amore. Bisogna dilatarlo sul Cuore di Gesù ed amare tutti» (Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Città nuova 2002, p.135).
«Amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli d’affetto per il fratello incontrato un minuto prima». Amare «senza tener nel cuore rimasugli d’affetto» non significa diventare insensibili e rinunciare a qualunque sentimento, bensì è un invito a donarci pienamente al fratello che ci passa accanto nel momento presente, con tutto il cuore, facendoci uno con lui, come Dio si è fatto uno con noi.
Non dobbiamo esitare a manifestargli la nostra tenerezza, perché è Gesù che ama in noi, attraverso il nostro cuore. Non dobbiamo esitare a dirgli, con uno sguardo o un gesto: «Sei prezioso ai miei occhi» (cf. Is 43, 4), in modo che egli si senta amato. Non reprimiamo l’affetto del cuore: quando il rispetto umano potrebbe frenarci, l’amore per Gesù ci darà il giusto equilibrio.
«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio"» Mt 5, 8
martedì 4 febbraio 2014
IN ALBANIA C'E ' UNA VITA CHE CONTINUA A CRESCERE NELLA GIOIA.
Rreshen- 1 Febbraio
2014 -
carissimi
fratelli e sorelle, religiosi e laici per lodare e ringraziare il Signore per
questa festa dedicata alla Vita Consacrata celebrata per la prima volta nel
1997 per volere del nostro Beato Papa Giovanni Paolo II°. Festa che ha come
scopo “l’esigenza di ringraziare il
Signore per il dono di questo stato di vita che appartiene alla santità della
Chiesa”.
Ci sentiamo dunque in comunione con i tanti cristiani che oggi in
modo particolare pregano per noi, affinchè viviamo in pienezza i Consigli
Evangelici offerti a tutti, ma vissuti in modo particolare dai Consacrati. E’
anche un’occasione per pregare il “Padrone della messe, perché mandi operai”.
Papa Francesco ha detto e scritto tante cose su noi religiosi e per noi, non
ultima la dichiarazione che il 2015 sarà l’anno dedicato alla Vita consacrata
evidenziando che la “radicalità è
richiesta a tutti i cristiani, ma i religiosi sono chiamati a seguire il
Signore in maniera speciale”. Ha detto una frase che dobbiamo portare nel
cuore per viverla: I religiosi “Sono
uomini e donne che possono svegliare il mondo” sottolineando che la vita
consacrata “è profezia” e se è tale Dio “ci chiede di uscire dal nido che ci
contiene ed essere inviati-e nelle frontiere del mondo, evitando la tentazione
di addomesticarle”. Molto interessante per noi ed implica riflessioni anche a
livello di incontri intercomunitari o intercongregazionali che si fanno nelle
diverse diocesi.
Del resto inserendoci nella riflessione ecclesiale sulla Nuova
Evangelizzazione abbiamo i suggerimenti che i religiosi hanno espresso e
propongono per un’azione evangelizzatrice più efficace in Albania e che sono
nella linea d’impegnarci per “svegliare il mondo” a partire da noi stessi e dal
nostro mondo. Già qui in sala potremmo
farci una domanda:-
Da
quale sonno dobbiamo svegliarci per realizzare la nostra missione di
annunciatori credibili, nuovi, del Vangelo nelle nostre realtà e nelle
periferie come dice il Papa Francesco e come già nell’Assemblea dei Superiori
abbiamo evidenziato dopo gli interventi in assemblea di Monsignor Frendo e di
altre - Sonno
individuale - sonno comunitario - sonno apostolico.
Padre Peragine, presidente di Kshel l’anno scorso scriveva:
“L’attuale crisi economica, ci spinge a farci più solidali con i più poveri,
imparando da loro a cogliere l’essenzialità del vivere quotidiano. La pratica
dei Consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, in questo contesto,
ci danno la possibilità di testimoniare meglio la bellezza della nostra
vocazione e di trasmettere la fede dicendo con la nostra vita che abbiamo incontrato il Signore” (Gv.
1,41) Il
tema comunque che mi è stato assegnato è: “Quale gioia possiamo proporre noi
religiosi, consacrati, oggi, in Albania?”.
-Diciamo subito che
l’Albania è cambiata in questi vent’anni. Lo affermava l’Arcivescovo Massafra in
una lettera al Papa: "Santità, le do una bella notizia, la nostra Chiesa in
Albania è in cammino, è in crescita, ed è una cosa molto bella, molto
positiva". E’ chiaro, questo non vuol dire che non abbiamo difficoltà, che
non abbiamo problemi, ma le croci che fanno parte della nostra vita quotidiana
dimostrano che la vitalità c’è”. “Il cammino economico, scrive sempre
l’Arcivescovo, è in evidente crescita. Scutari, dopo anni di abbandono, sta
riprendendo la fisionomia di una città più moderna e questo dà speranza alla
gente”. Anche le alte città sono
cambiate e non solo esternamente: nella Cattedrale di Tirana abbiamo tante
richieste di Battesimi di adulti e quando vengono stranieri in visita si
meravigliano vedendo la presenza di tanti giovani.
-L’albania
è cambiata allora e siamo cambiati anche noi.
Conosciamo
meglio la realtà ed il vissuto della gente, i loro bisogni anche di formazione
solida, ci siamo meglio calati nella cultura, nelle tradizioni anche religiose
del popolo, abbiamo superato quell’assistenzialismo dei primi anni, anche se i
“poveri sono sempre con noi e chiedono anche ciò che non possiamo dare…”,
perché veramente c’è ancora chi ha fame in Albania e noi ci sentiamo spesso
impotenti. Dicevo, noi siamo cambiati, ma in questo cambiamento vorrei mettere
anche la crescita formativa dei nostri laici: alcuni hanno ruoli importanti,
lavorano con noi per far crescere la comunità cristiana e potrebbero assumere
anche altri ruoli quali il Diaconato come affermano alcuni Vescovi.
In questa Albania che
troviamo cambiata, si parla, oggi di “primavera
Albanese” noi religiosi, oggi, viviamo momenti di scoraggiamento, alcuni
sentono di sprecare il tempo in questa terra, forse concezione alimentata da
certe letture. Un sociologo albanese del quale non ricordo il nome diceva in un
incontro: “Voi siete venuti per convertire gli Albanesi, ma la cultura albanese
non permetterà mai una cristianizzazione e chi lo fa è perché si avvicina a voi
e forse lo farebbe per voi”. Non so se c’è verità in questa frase, forse
siamo venuti per far fronte ad un’emergenza….forse, forse….ma certamente siamo
venuti per convertire noi stessi, cambiare noi stessi e questo cambia il mondo
attorno a noi. Sono certa che chi si avvicina a noi e vede donne e uomini che
si sono lasciati toccare da Dio e che hanno scoperto che Dio non ama per
scherzo e che in Cristo ci spinge ad amare il fratello con “tenerezza” come ha
fatto Lui, il mondo attorno a noi cambia.
Conoscere davvero la
realtà e il vissuto della gente ci ha cambiati come ha cambiato molti volontari
che sono venuti in Albania. Ecco cosa dice un volontario: “Ho condiviso le mie giornate con persone dai volti invecchiati dal
sole e schiene curvate dalla fatica dei campi; ho visto bimbi scalzi con abiti
stracciati chiedere l’ elemosina e sono entrato in abitazioni piccole con le
pareti ricoperte dall’ umidità. Ma in questa povertà è viva nel popolo albanese
la consapevolezza che un futuro migliore è possibile solo grazie all’ amore del
Signore. La mia esperienza di volontariato in terra Albanese è appena
terminata, sono tornato dai miei cari, alla mia vita quotidiana con la
consapevolezza di aver ricevuto tanto da questa fantastica avventura sull’
altra sponda dell’ Adriatico e ora non posso fare altro che testimoniare le
grandi cose che il Signore ha compiuto in terra d’ Albania” Una giovane santa carmelitana, la
cilena Teresa de Los Andes, ha coniato la frase: “Dio è gioia infinita”. Che meraviglia!
Occorre quindi mettersi alla
riscoperta delle sorgenti e del percorso della gioia di Dio e dell’uomo per un
cristianesimo che porti il timbro di questo Dio che è gioia infinita, vissuta e
comunicata. “Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia infinita?”(n.5).
Ed è possibile in Albania come ovunque se ne accettiamo la responsabilità
Suor Maria Renata s.d.c
lunedì 3 febbraio 2014
FESTE E TRADIZIONI COSTRUISCONO UN CAMMINO DI COMUNIONE NELLA PARROCCHIA...
Quest'anno ho potuto celebrare con una particolare solennità la festa della "candelora" nel giorno della presentazione di Gesù al tempio dove Egli, piccolo bambino, viene riconosciuto dal vecchio Simeone come "LUCE del mondo e salvezza per tutti gli uomini.
Anche la processione in chiesa, poichè fuori pioveva, con le candele accese, ha entusiasmato tutto il popolo che cantando ha espresso la riconoscenza a Dio che ha mandato il Salvatore per darci la certezza che Lui ci ama immensamente e ci contagia il Suo Amore.
La partecipazione numerosa dei componenti della confraternita dei"Battuti Bianchi" che qui in Liguria ha ancora molto successo e prestigio, ha creato una originale coreografia durante la funzione che era dedicata alla loro festa con l'ammissione di Ester come novizia che ha indossato il "taburro" per la prima volta.
Come ogni anno il 2 febbraio, abbiamo anche festeggiato la giornata mondiale di preghiera per la vita consacrata. Sempre più c'è la consapevolezza della bellezza che sono per la chiesa i consacrati che sono dono immenso di Dio per la Chiesa.
Una preghiera speciale è stata rivolta da tante persone che vivono intensamente il loro cammino di fede e prestano il loro servizio di volontariato nella chiesa, alle Vergine Maria Assunta in cielo che troneggia dall'alto dell'altare maggiore e protegge le parrocchia affidata a Lei che è " potente" mediatrice presso Dio, come diceva il vecchio parroco del secolo scorso, Don Trabucco.
Tra il vecchio ed il nuovo, le feste sono sempre piacevoli e ci aiutano a fare famiglia tra tutti noi della parrocchia Assunta di Nervi.
Anche la processione in chiesa, poichè fuori pioveva, con le candele accese, ha entusiasmato tutto il popolo che cantando ha espresso la riconoscenza a Dio che ha mandato il Salvatore per darci la certezza che Lui ci ama immensamente e ci contagia il Suo Amore.
La partecipazione numerosa dei componenti della confraternita dei"Battuti Bianchi" che qui in Liguria ha ancora molto successo e prestigio, ha creato una originale coreografia durante la funzione che era dedicata alla loro festa con l'ammissione di Ester come novizia che ha indossato il "taburro" per la prima volta.
Come ogni anno il 2 febbraio, abbiamo anche festeggiato la giornata mondiale di preghiera per la vita consacrata. Sempre più c'è la consapevolezza della bellezza che sono per la chiesa i consacrati che sono dono immenso di Dio per la Chiesa.
Una preghiera speciale è stata rivolta da tante persone che vivono intensamente il loro cammino di fede e prestano il loro servizio di volontariato nella chiesa, alle Vergine Maria Assunta in cielo che troneggia dall'alto dell'altare maggiore e protegge le parrocchia affidata a Lei che è " potente" mediatrice presso Dio, come diceva il vecchio parroco del secolo scorso, Don Trabucco.
Tra il vecchio ed il nuovo, le feste sono sempre piacevoli e ci aiutano a fare famiglia tra tutti noi della parrocchia Assunta di Nervi.
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