Sviluppo economico e sociale in Albania.
L’Albania, un paese di agricoltori al nord e di pescatori al sud (la costa dell’ Adriatico che bagna l’Albania parte dal nord-ovest e finisce al sud-est), venne sottomessa ad uno dei peggiori regimi dittatoriali comunisti d’Europa, col capo Enver Hoxha, un erede di Marx, Engels, Lenin e Stalin. La proprietà privata fu cancellata e chi provò a contestare il raduno di proprietà (così venne chiamata dal regime la collettivizzazione) fu ucciso oppure arrestato con tutta la famiglia e condanato ai lavori forzati. Di conseguenza, per tutti gli anni del regime ognuno lavorava con uno stipendio bassissimo e senza nessuna possibilità di scelta, rovinando così anche la volontà dell’uomo, non potendo egli fare niente di meglio o di diverso: si lavorava solo per avere un pezzo di pane per se stessi e per i figli.
I terreni venivano presi in possesso da chiunque al semplice ricordo dove i nonni, al tempo del Re prima del regime, avevano lavorato e vissuto…II resto, terreni aperti durante il regime, si prendeva da chi si “svegliava per primo” chiamandolo suo e utilizzando anche leggi che venivano fatte con l’idea di sistemare la faccenda, ma che quasi sempre ottenevano l’effetto contrario. Ognuno apriva un negozio chiamato “chiosco” e senza nessuna registrazione nella maggior parte dei casi, vendeva quello che voleva, offriva qualsiasi servizio che piaceva. Cosi la parte economica.Tutto andava avanti bene così fino al 1997, quando scoppiò lo scandalo delle banche piramidali, e la gente, tutto quello che era riuscita a guadagnare,onestamente o illegalmente che sia, lo perse per colpa delle speculazioni bancarie. La reazione popolare fu violentissima e le folle, appoggiate dall’opposizione di allora, distrussero tutto quello che capitava sotto le mani, privato o statale che fosse, impugnando anche le armi. Fu una rivoluzione vera e propria.
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