IL MONDO DEI GIOVANI E LA CHIESA ALBANESE (con attenzione particolare alla diocesi di Rreshen)
Mi è difficile parlare dei giovani in generale perché ognuno di essi in particolare sarebbe un mondo che merita di essere scoperto e amato con i suoi pregi e con le sue contraddizioni…mi è difficile ancora di più parlare dei giovani di questo pezzo di “terra delle Aquile” perché per conoscerli bene ho dovuto abbandonare tanti pregiudizi e volergli bene pur sapendo che all’inizio nemmeno questo mio affetto in nome di Gesù sarebbe stato capito…ma voglio provarci a fare una fotografia di questo affascinante mondo; e lo voglio fare con le parole di una persona e che ai giovani ha parlato tanto, ed è Giovanni Paolo II. A loro disse: “…è Gesù che cercate quando sognate la felicità…” (Tor Vergata, Agosto 2000).
Ecco penso che questo sia il modo giusto per presentarvi il mondo dei giovani di questa piccola Chiesa. Ragazzi e ragazze che stanno cercando di dare un nome alla loro felicità, che ne stanno cercando una che non li inganni! E noi missionari cerchiamo di metterci in cammino con loro e trovare con loro questa felicità.
In questi anni di presenza in Albania mi sono interrogato spesso su “come” fare per parlare ai giovani e aiutarli a scoprire il bello che hanno dentro; non è facile perché i giovani qui sono soli, soli nel costruire la loro vita e il loro futuro; gli adulti, a causa della storia vissuta durante il regime, sono un mondo sterile e poco capace di credere nei giovani. I ragazzi vorrebbero cambiare…ma non possono perché le tradizioni da rispettare nelle famiglie e nella vita sono più forti di loro, tante volte vorrebbero fare di più ma non possono perché l’influenza del mondo adulto e delle tradizioni familiari è ancora molto forte. Bisogna capire questo bisogno e questa sofferenza e saper aspettare…bisogna saper fare tante proposte e accettare la sofferenza spesso di vedere che nessuno poi le accetta…bisogna far vedere che facciamo loro proposte non perché abbiamo interessi ma perché li amiamo. Ho imparato a capire che se ho davanti a me un giovane quello è il mio “tutto” e a lui devo donare quella felicità che io ho trovato in Gesù. La Pastorale Giovanile si sta ancora strutturando ma certamente è il centro e la leva di Archimede di questa chiesa; in fondo sono i giovani stessi che stanno costruendo questa chiesa che hanno ricevuto ferita e vuota dagli adulti. Li ammiro quando vedono l’assiduità con cui a volte partecipano alle celebrazioni e spesso sono gli unici che ci sono. La Pastorale Giovanile e Vocazionale si sta strutturando essenzialmente nella possibilità di offrire loro delle relazioni belle, sincere, personali e rispettose…penso che i grandi gruppi non ci servono, ci serve saper costruire rapporti personali nei quali permettere a loro di esprimere se stessi. La cultura è molto diffidente…e offrire loro la serenità di relazione penso possa essere l’occasione per creare un cuore nuovo in loro, un cuore capace di essere gratuito e capace di non essere diffidente. Nella nostra diocesi offriamo degli incontri mensili dove i ragazzi, venendo dai vari villaggi dispersi per i monti, si ritrovano per capire che non sono soli e durante questi incontri insistiamo molto sui lavori di gruppo luogo dove loro imparano a parlare e condividere e offriamo testimonianze di vita vissuta che li possano spingere a rischiare la vita per ciò che vale. Personalmente nella mia casa a Rreshen, ospito ragazzi e con loro preghiamo, giochiamo, riflettiamo…tutto con lo scopo di parlare al loro cuore. Mi rendo conto che ancora non possediamo pienamente la capacità di parlare al loro cuore…perché parlare a un cuore poco allenato ad amare è difficile, ma dobbiamo farlo, dobbiamo essere sinceri con loro e parlare con gratuità. Diversamente il consumismo arriva veloce anche qui ormai ed è più facile cadere nella rete di relazioni superficiali che offrono i cellulari o internet che qui nella povertà mietono piu vittime che nel nostro mondo occidentale, perché chi non ha nulla si lascia riempire dalla prima cosa che trova…
Nostante tutto amo questi giovani perché mi hanno aiutato a puntare all’essenziale nel mio cammino; da noi loro non hanno bisogno di quello che possono trovare ovunque, ma hanno bisogno di relazioni vere e sincere. Penso che la pastorale giovanile qui sia essenzialmente una pastorale di relazioni che fanno vivere.
Vorrei lasciarvi delle parole che proprio uno di loro mi ha scritto in questi giorni dopo alcune esperienze insieme, è un giovane di 18 anni: “Caro don, io sono cresciuto vicino alla Chiesa ma tu sei la prima persona che mi ha amato e mi ha accolto senza nessun interesse e questa cosa per me è un super-miracolo…è un incontro vero con Gesù…sono contento che tu sei qui con me…”…parole semplici ma che per me sono uno spaccato vero del bisogno di relazione di questi giovani…un bisogno che spesso non trova possibilità di esprimersi ma un bisogno che testimonia davvero che i giovani cercano quella felicità che solo Gesù può donarci.
Se avete spazio nel vostro pensiero, ricordatevi anche di questi splendidi ragazzi, forse poveri ma davvero in ricerca della vera ricchezza.
Don Roberto Ferranti (FIDEI-DONUM della diocesi di Brescia in servizio nella diocesi di Rreshen)
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