lunedì 19 ottobre 2015

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Sinodo sulla famiglia

Maria Angélica e Luis Rojas di Bogotà,
sono una delle 18 coppie che partecipano al Sinodo in corso in Vaticano dal 4 al 25 ottobre.
Dalla loro esperienza di famiglia, il lavoro in un quartiere emarginato della città
e l’accompagnamento di altre coppie.
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Sono sposati da 23 anni e hanno due figli adolescenti. Formati nella fede dalle famiglie di origine con solide basi cristiane,
si sono conosciuti in quartiere della periferia di Bogotà d
ove con altri giovani si spendevano per l’impegno sociale: 

«Lì giocavamo con i bambini, insegnavamo agli adulti a leggere,
offrivamo gratuitamente servizi medici e dentistici».
Si tratta di Los Chircales, quartiere dove adesso ha sede il Centro sociale Unidad,
animato dal Movimento dei Focolari di cui anche i Rojas fanno parte: 

«Gli ostacoli non sono mancati – 
afferma la coppia colombiana che è intervenuta
con una testimonianza al Sinodo sulla famiglia 

a cominciare dalla preoccupazione personale e dalla paura di andare in questi quartieri
e ambienti così degradati. Ma la volontà di servire questi fratelli
è stata più forte delle nostre fragilità
».
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«Ci siamo sposati – dicono ripercorrendo tratti della loro storia – e molto presto la grazia del sacramento si è manifestata». Caratteri molto diversi: Luis, “un tipo tranquillo”, Maria Angélica “un vulcano”. «Sapevamo che l’amore umano svanisce facilmente: gli anni passano e l’incanto iniziale diminuisce. Per questo era importante irrobustirci nutrendo il nostro amore con l’amore di Dio che ci insegnava ad amare nelle piccole cose di ogni giorno». «Per me significava non aspettare sempre di essere servito – confessa Luis – ma piuttosto aiutare a lavare i piatti o ascoltare con attenzione quando lei voleva raccontarmi qualcosa. Da parte sua M. Angelica vedeva con me le gare della Formula 1…».
«Abbiamo sperimentato che nutrendoci dell’Eucaristia, avvicinandoci al sacramento della confessione e stando in questo atteggiamento di amore reciproco, Gesù si fa presente in mezzo a noi e abbiamo così la luce per educare e correggere i nostri figli, come pure la forza di affrontare le difficoltà che si presentano».


«Poco tempo fa abbiamo avuto una forte discussione e l’unità fra noi è andata in frantumi
. Quella sera ci siamo addormentati senza chiederci scusa», una delle tre parole che per papa Francesco non possono mancare nella vita di coppia: «Ho telefonato il giorno dopo a Lucho– racconta Maria Angélica – e gli ho chiesto scusa per avergli risposto male. È stata l’occasione per aprire un dialogo profondo fra di noi. Certamente siamo fragili, ma proprio per questo vogliamo impegnarci a ricominciare ad amare ogni volta che ci sbagliamo».
Insieme ai vescovi e ai sacerdoti di alcune città della Colombia, con altre famiglie e giovani, hanno organizzato una serie di visite ad alcune comunità povere: «L’idea era di condividere le nostre esperienze e offrire una certa formazione in famiglia. Alcune di queste coppie ci hanno confidato il loro desiderio di accostarsi al sacramento del matrimonio».
«Nell’accompagnamento alle coppie di fidanzati fatto di condivisione delle reciproche storie, del vivere insieme anniversari e momenti conviviali, dell’ascolto di interrogativi o timori, vediamo che questa vicinanza stimola non pochi giovani a prendere coraggiosamente la decisione di scegliere Dio come centro della propria vita, a vivere aspetti come la castità nel rapporto di coppia, a rendersi utili agli altri in necessità, dedicando tempo ed energie».
«La nostra esperienza – concludono – ci porta a confermare che come è la famiglia, così sarà la società. Sappiamo che le famiglie sono chiamate a cose grandi, per questo ogni giorno chiediamo alla Sacra Famiglia la grazia di restare fedeli all’amore, per essere costruttori di una società più umana e al tempo stesso più divina. Sogniamo che, con il contributo di tutti, l’umanità si trasformi realmente in una famiglia».
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