Vorrei dedicare un pensiero al contingente italiano che opera sui balcani per la difesa dei diritti dei deboli e per la stabilità della pace in queste zone tra Albania, Kosovo, Serbia, Montenegro. Andando domenica scorsa a celebrare a Reps e Shpal, sulla strada verso il Kosovo, ho potuto accompagnare per un tratto la colonna di una quindicina di mezzi dei nostri carabinieri italiani in servizio presso il confine per un continuo controllo di pace.
Il 24 marzo 1999 è un giorno da ricordare, negativo per l' Europa e terribile per il piccolo stato del Kosovo, considerato autonomo sino al marzo 1989 anno in cui Milosevic Presidente della Serbia lo privò di ogni autonomia, pur essendo uno stato in cui la popolazione è costituita per 88% da albanesi e da minoranze serbe e montenegrine.
Lo stato di continua guerra civile culminata nell'allontanamento della popolazione Kosovara dalla loro terra, era stata una violenza indicibile da parte dei militari Serbi che avevano usato ogni mezzo anche la "pulizia etnica "per cacciarli dalle loro case. I Kosovari si erano diretti negli stati balcanici vicini, cioè Albania e Montenegro. Migliaia di disperati vagarono tra le montagne privi di tutto, su vecchi trattori... Il ruolo dell'Italia fu determinante per la ricerca di un compromesso e anche se partecipò ai raid aerei con la Nato, contro la Serbia, chiese presto di tornare alla diplomazia e al dialogo per una pace che sempre è da costruire.
Ora è importante che la vita abbia ripreso le attività con i mezzi possibili per uno sviluppo economico, sociale e politico e con una collaborazione tra le forze Nato europee. La gente piano piano dimentica quella storia di indicibili violenze e si organizza nelle sue attività con ogni mezzo, anche se sanno che i Serbi sono sempre, come dicono, delle serpi da cui difendersi.
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