venerdì 29 luglio 2011

Messaggio di Benedetto XVI

 
La povertà di amore
radice di ogni problema umano

Le prove, sia personali sia istituzionali alle quali siamo sottoposti, servono per accrescere la fede. Lo ha scritto il Papa nel messaggio indirizzato
al preposito generale dei Chierici Regolari Somaschi, in occasione dell’anno giubilare indetto dall’Ordine nel quinto centenario della prodigiosa liberazione dal carcere del fondatore san Girolamo Emiliani. Le celebrazioni si apriranno a Venezia il 25 settembre prossimo, con la messa nella basilica di San Marco, e si protrarranno per tutto l’anno successivo
con una serie di convegni storici dedicati alla figura e alla spiritualità del Santo. Ultimo atto sarà la marcia notturna dei giovani da Maserada sino al santuario della Madonna Grande di Treviso. La chiusura ufficiale si celebrerà a Somasca il 30 settembre2012
                             Al Reverendo Padre Franco Moscone, Preposito Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi.
"Ho appreso con vivo compiacimento che codesto Ordine si accinge a celebrare con un anno giubilare una ricorrenza lieta ed importante per la sua storia ed suo carisma. Il 27 settembre prossimo, infatti, ricorrerà il 500° anniversario della prodigiosa liberazione dal carcere, ad opera di Maria Santissima, del fondatore san Girolamo Emiliani, patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata: un evento prodigioso che, nello stesso tempo, modificò il corso di una vicenda umana e diede inizio ad un’esperienza di vita consacrata assai significativa per la storia della Chiesa.
La vita del laico Girolamo Miani,veneziano, venne come «rifondata» nella notte del 27 settembre 1511,
quando, dopo un sincero voto di cambiare condotta, fatto alla Madonna Grande di Treviso, per intercessione
della Madre di Dio si trovò liberato dai ceppi della prigionia,poi consegnati da lui stesso all’altare

della Vergine.«Dirupisti vincula mea» (16).

Il versetto del salmo esprime
l’autentica rivoluzione interiore che avvenne in seguito a quella liberazione,legata alletormentate vicissitudini politiche dell’epoca. Essa, infatti, rappresentò un rinnovamento integrale della personalità di Girolamo: fu liberato, per intervento divino, dai lacci dell’egoismo, dell’orgoglio, della ricerca dell’affermazione personale, cosicché la sua esistenza,prima rivolta prevalentemente alle cose temporali, si orientò unicamente a Dio, amato e servito in modo particolare nella gioventù orfana,malata e abbandonata.
Orientato dalle sue vicende familiari,
a motivo delle quali era diventato
tutore di tutti i suoi nipoti rimasti orfani, san Girolamo maturòl’idea che la gioventù, soprattutto quella disagiata, non può essere lasciata sola, ma per crescere sana ha bisogno di un requisito essenziale:l’amore. In lui l’amore superava l’ingegno,e poiché era un amore che scaturiva dalla stessa carità di Dio,era pieno di pazienza e di comprensione:attento, tenero e pronto al sacrificio come quello di una madre. La Chiesa del XVI secolo, divisa dallo scisma protestante, alla ricerca di una seria riforma anche al proprio interno, godette di un rifiorire di santità che fu la prima e più originale risposta alle istanze rinnovatrici. La testimonianza dei santi dice che occorre confidare solo in Dio: le prove infatti, a livello sia personale sia istituzionale, servono per accrescere la fede. Dio ha i suoi piani, anche quando non riusciamo a comprendere le sue disposizioni.L’attenzione alla gioventù e alla sua educazione umana e cristiana, che contraddistingue il carisma dei Somaschi, continua ad essere un impegno della Chiesa, in ogni tempo e luogo. È necessario che la crescita delle nuove generazioni venga alimentata non solo da nozioni culturali e tecniche, ma soprattutto dall’amore, che vince individualismo ed egoismo e rende attenti alle necessità di ogni fratello e sorella, anche quando non ci può essere contraccambio,II «laico animatore di laici», aiuta a prendere a cuore ogni povertà della nostra gioventù, morale, fisica, esistenziale, e innanzitutto
anzi, specialmente allora.
L’esempio luminoso di san Girolamo Emiliani, definito dal beato
Giovanni Paolo
la povertà di amore, radice di ogni serio problema umano. Continuerà a guidarci con il suo sostegno la Vergine Maria, modello insuperabile di fede e di carità. Come sciolse vincolo delle catene che tenevano prigioniero san Girolamo, Ella voglia, con la sua materna bontà, continuare a liberare gli uomini
dai lacci del peccato e dalla prigionia di una vita priva dell’amore per Dio e per i fratelli, offrendo le chiavi
che aprono il cuore di Dio a noi e il cuore nostro a Dio.
Con tali sentimenti, imparto a Lei,
Reverendo Padre, a tutti i membri
della Famiglia Somasca e a quanti si uniranno con fede alle celebrazioni giubilari una speciale Benedizione Apostolica".
Da Castel Gandolfo, 20 luglio 2011
all’ordine dei Chierici regolari somaschi

lunedì 25 luglio 2011

IL PRIMO BATTESIMO CELEBRATO DA ME IN ALBANIA

Era da acuni giorni che mi preparavo il rito del Battesimo in Albanese, e per non fare errori l'ho studiato quasi a memoria con l'aiuto di Donika, la mia insegnante, per poter fare festa alla piccola Dea e alla sua famiglia.  La parrocchia che mi aspettava ieri era Bukmire che significa Panebuono e dista un'ora di macchina da Rreshen. Il villaggio è molto bello, posato in una conca verde in mezzo ai vigneti.
                  La strada percorsa alle tre del pomeriggio sotto il sole cocente, si inerpicava in mezzo a montagnole e boscaglie, e l'unico segno di vita incontrato è stato un gregge misto di pecore e caprette guidato da una robusta pastora.
     Alle quattro abbiamo iniziato il rito con i canti, alla presenza di molti ragazzi ed alcune donne. Il tema evangelico del tesoro nel campo mi è servito per spiegare che noi, che abbiamo incontrato Gesù e lo seguiamo, siamo come quel ricco mercante che preferisce la perla preziosa (Gesù) a tutto il resto, e la piccola Dea, col battesimo è diventata anche lei ricca perchè ora possiede in sè quel prezioso tesoro che è la Grazia di Dio. Salutando i genitori e la madrina, che a settembre entrerà in noviziato dalle pastorelle ad Albano Laziale, mi ha commosso il gesto della mamma di Dea, che riconoscente per la festa vissuta insieme, ha aperto la borsetta, ha tirato fuori un cioccolatino e me lo ha offerto con un dolcissimo sorriso. Questo gesto mi ha gratificato e ricompensato per il sudore e la fatica fatta.
I ragazzi, animati dalle catechiste, hanno concluso la serata insieme con una tombolata che qui si fa anche d'estate come segno di grande festa.
E oggi che è il mio onomastico ho ringraziato immensamente Dio che mi da l'opportunità di incontrarLo, farLo vivere e farLo crescere in me facendo la Sua Volontà nel momento presente.


domenica 17 luglio 2011

SENTIRSI A CASA ED ENTUSIASMARSI PER UNA FROTTA DI BAMBINI.

 In questi giorni, Rino, come tutti chiamiamo semplicemente e familiarmete, eppure è il Prof. Dariol, insegnate di tenologie idrauliche,è venuto a stare con noi nel centro professionale di Rreshen per 8 giorni.E' l'ennesima volta che parte da Como, lascia tutti gli impegni di casa sua, gli amici, i suoi hobbies e due volte all'anno viene a darci una mano.
E' un uomo con molte risorse, sempre dinamico, a perto al dialogo. Sa mettere a frutto la sua esperienza professionale insegnando, educando, guidando. Per tutta la settimana ha portato avanti l'aggiornamento e lo studio delle nuove tecnologie in campo idraulico-elettronico spiegando ai nostri docenti come ci si può preparare per il  prossimo anno scolastico in modo adeguato.

 Ha voluto stimolare tutti noi a fare il punto della situazione della nostra scuola sensibilizzandoci a preparare già fin da ora i nuovi programmi da stendere e approvare nel collegio dei docenti. Nel suo dinamismo positivo e costruttivo, ci ha insegnato a non perdere tempo anche se siamo in clima di vacanze. Appassionato per le cose belle della natura, sempre alla ricerca del meglio, attento alle normative sulla sicurezza, ci ha lasciato il compito di migliorarci ogno giorno con lo studio e con la pratica.
Ho scoperto anche che ha amici in mezzo mondo, conosciuti sempre nell'ambito del volontariato che esercita con molta competenza. Così non  poteva mancare la visita a sorpresa e la cenetta da suor Clara conosciuta qualche anno fa in Romania e che ora sta a Perlat-Rreshen.


Oggi per le strade del mondo c'è ancora S. Girolamo che si appassiona a cercare i ragazzi bisognosi tramite persone come Rino. Il suo interesse è verso, i soli. Il suo cuore è grande e accogliente. Che gioia nei villaggi poveri dove siamo andati, sentirsi a casa. Ti ricordi Rino il pomeriggio caldo passato a Bukmire dove ti sei entusiasmato per la frotta di bambini? Grazie perchè ti ho sentito missionario come me.

martedì 5 luglio 2011

SUL PIAVE INIZIO' 500 ANNI FA' L'AVVENTURA DELLA LIBERAZIONE DI S. GIROLAMO EMILIANI,FONDATORE DEI PADRI SOMASCHI

 

Giubileo Somasco 2011-2012

500 anni di un carisma nella Chiesa e nella società

I Padri Somaschi non possono far passare sotto silenzio l’evento che interessò Girolamo Emiliani, loro Fondatore, nella notte tra il 27 e il 28 settembre 1511.
In quella notte, infatti, essi vedono attuarsi quell’agire sommesso di Dio che «pian piano costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia» . Per la mediazione di Maria, Madre delle Grazie, Dio, ricco di misericordia, bussa al cuore di Girolamo, giovane soldato della Serenissima Repubblica di Venezia preparandolo ad entrare nel numero dei grandi santi del secolo XVI «che portano con sé nuove irruzioni del Signore nella storia confusa del loro secolo che andava alla deriva allontanandosi da Lui» .
L’evento provvidenziale è, in realtà,  un piccolo avvenimento da inquadrare nella lunga e spietata guerra che la Repubblica di Venezia, all’apice della sua potenza, sostenne contro tutte le potenze d’Europa dal 1508 (lega di Cambrai) al 1516 (pace di Noyon).
Girolamo Miani, giovane patrizio veneziano, all’età di 25 anni ottenne dal Maggior Consiglio la castellania di un forte posto all’imboccatura della valle del Piave: Castelnuovo presso Quero. Vi si recò nella primavera del 1511, e provvide alla sua fortificazione. Ma i sogni di gloria svanirono all’alba del 28 agosto 1511 quando la guarnigione del castello dovette arrendersi di fronte alle forze preponderanti dei coalizzati. Il castellano fu gettato in prigione e vi rimase, incatenato, per un mese. Ma, nella  notte tra il 27 e il 28 settembre la speranza rifiorì nel cuore del  prigioniero per un fatto insperato.
L’evento è narrato con la freschezza e la semplicità disarmante di un ex voto: « Girolamo Miani facendo la sua vita in pan ed acqua, essendo tutto afflitto e mesto per la mala compagnia li venia fatta et tormenti dati, avendo sentito nominar questa Madonna di Treviso, con humil core a lei se aricomanda, promettendo visitar questo suo loco miraculoso, venendo di scalzo, in camisa, et far dir messe. Statim (subito) li apparve una donna vestita di bianco, avendo in man certe chiave et li dixi: tolle queste chiave, apri li ceppi et torre , et fuge via. Et bisognando pasar per mezo lo exercito de soi inimici et non sapendo la via di Treviso, si ritrovava molto di mala voglia. Iterum (di nuovo) si ricomandò alla Madonna, et la pregò che gli desse aiuto a insire (uscire) dello esercito con la vita, et gli insegnasse la via di venir qui; et statim (subito) la Madonna lo pigliò per man et lo menò per mezzo gli inimici, che niuno vide niente. Et lo menò alla via di Treviso et come puote veder le mura della terra (città) disparve. Et lui proprio contò questo stupendo miraculo» .

In questo evento miracoloso, fin dai primi anni della sua storia, la Congregazione somasca ha sempre visto la sua origine, la “dolce occasione che la Provvidenza” gli ha preparato per suscitarla nella Chiesa di Dio a servizio dei poveri . Un carisma nato in carcere e cresciuto per strada: un carisma a vantaggio chi il carcere lo vive ogni giorno dentro di sé e senza speranza, e che trova solo nella strada la “casa” che lo “ospita”. Per questo motivo l’attenzione non è rivolta esclusivamente alla liberazione miracolosa. Nel silenzio di quella notte l’intervento di Maria ruppe le catene della prigionia e, soprattutto, quelle del cuore dell’Emiliani, disponendolo a diventare soldato di Cristo. Nella stessa notte furono scandite le prime battute di un dialogo d’amore tra il Liberatore e il liberato che gradatamente aiuterà Girolamo «ad interpretare i segni dei tempi e a rispondere in modo illuminato alle esigenze via via emergenti».
Agli occhi di Girolamo, illuminati dallo Spirito, apparve la grande emergenza del momento: la riforma della Chiesa. Egli si accinse ad affrontare questa impresa entrando nella logica di Dio che sceglie ciò che è debole nel mondo per confondere i forti . Alla scuola di Gesù Crocifisso entrò in un itinerario spirituale che, in 17 anni di ricerca della Volontà di Dio lo portò gradualmente a spogliarsi di ogni sicurezza umana per conformarsi sempre meglio a Cristo nudo in croce. Il beato Giovanni Paolo II ci ha ricordato, però, che lo Spirito Santo «lungi dal sottrarre alla storia degli uomini le persone che il Padre ha chiamato, le pone a servizio dei fratelli e le orienta a svolgere particolari compiti in rapporto alle necessità della Chiesa e del mondo» .

Ardendo di amore per Dio e la Chiesa Girolamo impegnò tutto se stesso nella contemplazione e nell’azione caritativa, accompagnato sempre dalla sua amica povertà. Privilegiò l’azione a vantaggio degli orfani con i quali volle creare delle piccole oasi di cristiani riformati che sarebbero state fermento vivo nella generale riforma della Chiesa. Il suo esempio attrasse altri che, come lui, rinunciarono a tutto per seguire Cristo Crocifisso e servire i poveri. Sorge la Compagnia dei servi dei poveri riconosciuta poi dalla Chiesa come Ordine dei Chierici Regolari Somaschi. Anche essi, come il Fondatore, mostrano la loro offerta a Cristo servendo i poveri.
Il 137° Capitolo generale della Congregazione, appena conclusosi, si è posto nella prospettiva di tale avvenimento, e vi ha tratto ispirazione per guardare al proprio futuro: LIBERI PER SERVIRE, hai spezzato le mie catene. La frase che richiama il salmo 116, costituisce il motivo ispiratore per il Giubileo e gli anni a venire. La Famiglia carismatica somasca è chiamata a guardare al proprio Fondatore, a tornare con lui a Quero e rivivendo l’esperienza della liberazione. Calarsi nella situazione di Girolamo nel mese della prigionia, anche se solo nella modalità del memoriale, richiede alcuni passaggi fondamentali capaci di ridare vita e slancio ad un carisma che sta per varcare la data dei 500 anni.
  Primo passaggio: si tratta di prendere coscienza della situazione esistenziale e creaturale segnata dal limite e dal peccato, che sempre incatenano, non temere di dare un nome alle catene che impediscono la libertà da figli di Dio.
Secondo passaggio: si tratta di rialzare lo sguardo facendo memoria del dono di grazia concesso a san Girolamo e trasmesso sotto l’azione dello Spirito Santo alla Compagnia, e attraverso di lei, nostra madre, ad ognuno di noi.
Terzo passaggio: si tratta di riconoscere che tutto questo è dono immeritato e che l’intercessione di Maria, che ha accompagnato per mano Girolamo attraverso il campo nemico, continua a lavorare anche oggi perché la Compagnia resti libera e salda senza lasciarsi imporre di nuovo il giogo della schiavitù .
Quarto passaggio: si tratta di ribadire il motivo della nostra nascita, della nostra uscita dal carcere di Quero, che corrisponde alla glorificazione di Dio, al bene della Chiesa, alla partecipazione alla sua missione apostolica attraverso il servizio a Cristo nei poveri. Nel progetto di Dio la Congregazione non nasce e resta libera per sé, ma per la Chiesa e per i poveri di Cristo.
A questi passaggi ci stiamo preparando da tre anni interiorizzando e cercando di attualizzare il testamento del Fondatore . Sono solo tre frasi, ma dense di contenuto e sintesi di un’autentica esperienza carismatica:
•    seguite la via del Crocifisso disprezzando il mondo: ossia la spiritualità come sequela di Cristo, perché la spiritualità somasca è portare col dolcissimo Gesù il peso della Croce;
•    amatevi gli uni gli altri: ossia la comunione di vita, perché la Compagnia somasca è testimonianza di Chiesa riformata come quella del tempo degli Apostoli;
•    servite i poveri: ossia la missione per il Regno di Dio nel mondo come applicazione di Mt 25 e Lc 10, perché la missione somasca è missione samaritana.
Il Giubileo dei cinquecento anni vuole quindi rinnovare la forza e l’energia contenuta nel miracolo del 27 settembre 1511 e ribadire che se poniamo tutta la nostra fede e speranza nel Signore egli continuerà a fare in noi cose grandi esaltando gli umili.
Lo spirito che guida la Congregazione e la Famiglia somasca è quello di Quero, ed è l’evento che ci radica nella storia di oggi in fedeltà al carisma che siamo chiamati a custodire e sviluppare per confermare noi stessi ed i fratelli nelle opere di Cristo per non tornare indietro né lasciare tornare altri.

p. Franco Moscone crs
Preposito generale

venerdì 1 luglio 2011

IN AIUTO ALL'ALBANIA dal Vaticano.

 Qualche giorno fa in Albania abbiamo avuto una visita molto importante da parte della Santa Sede. Il cardinale addetto al dicastero equivalente al Ministero degli esteri, dopo aver effettuato i grandi incontri politici e diplomatici col governo albanese, ha voluto incontrare nella cattedrale di Tirana un centinaio tra vescovi, sacerdoti, religiosi/e per aiutarci a capire come sono i rapporti tra lo stato Albanese e la Chiesa Cattolica a 20 anni dalla caduta del regime comunista che aveva azzerato ogni forma di pratica della fede distruggendo qualsiasi segno sacro e lavando il cervello per 45 anni alla gente semplice.
 Abbiamo capito che i rappresentanti dello Stato apprezzano  ora molto il modo di operare dei cattolici anche se siamo in grande minoranza. Tutte le realtà ecclesiali operano con una presenza significativa sia nell'evangelizzazione che negli interventi caritativi  con l'organizzazione di tutti gli organismi specifici.
Certamente si notano ancora molte perplessità anche da parte del nostro nunzio apostolico. La strada è ancora in salita per i problemi sociopolitici ed economici e la ricerca del Regno di Dio e della sua giustizia non è ancora un Ideale prioritario, ma noi ci siamo e apprezzando il sacrificio dei 44 martiri che sono morti per la fermezza della loro fede, continuiamo a dare la nostra vita qui dove Dio ci ha messi, per il bene di chi ci sta accanto.