“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce e mi segua”
La croce – quella di “ogni giorno”, come dice il Vangelo di
Luca (9, 23) – può avere mille volti: una malattia, la perdita del lavoro,
l’incapacità di gestire i problemi familiari o quelli professionali, il
senso di fallimento davanti all’insuccesso nel creare rapporti autentici,
il senso di impotenza davanti ai grandi conflitti mondiali,
l’indignazione per i ricorrenti scandali nella nostra società…
Non occorre
cercarla, la croce, ci viene incontro da sé, forse proprio quando
meno l’aspettiamo e nei modi che mai avremmo immaginato.
L’invito di Gesù è di “prenderla”, senza subirla con rassegnazione
come un male inevitabile, senza lasciare che ci cada addosso
e ci schiacci, senza neppure sopportarla con fare stoico e distaccato. Accoglierla invece come condivisione della sua croce, come possibilità
di essere discepoli anche in quella situazione e di vivere in
comunione con lui anche in quel dolore, perché lui per primo ha
condiviso la nostra croce.
Quando infatti Gesù si è caricato della sua
croce, con essa ha preso sulle spalle ogni nostra croce.
In ogni dolore,
qualunque volto esso abbia, possiamo dunque trovare Gesù che già
lo ha fatto suo.
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