La Messa sarà nel camposanto, dove c'è la chiesetta che ospita S. Antonio. Ci sarà molta gente. Oggi è il primo dei tredici martedi che i devoti dedicano per ottenere la sicura protezione del santo. Mi viene detto dal catechista che la gente non ha ancora capito che Dio è più grande di S. Antonio e che è Lui che opera i miracoli. Intanto confesso alcuni penitenti. Per fortuna che qualcuno capisce l'italiano.
Ai piedi della montagna ci sono i vecchi edifici costruiti dal regime comunista, tra cui un grande ospedale ormai abbandonato perchè la gente non vive più sulle montagne. Anche l'intero pendio della montagna è stato bonificato dai ruderi delle costruzioni che fungevano da abitazioni dei minatori. La gente non vuol più ricordare la vita da schivi nel lavoro delle miniere.
La desolazione e la povertà si vedono ovunque. Si può dire che ci sono cinque Albanie. C'è la vita della capitale che è al massimo del suo sviluppo. Poi c'è l'Albania delle coste che da Scutari a Valona sta sviluppando il commercio e il turismo. C'è la terza Albania, quella della pianura che accoglie la gente dei villaggi in cerca di fortuna in piccoli appezzamenti di terreno su cui incominciano a costruire un abbozzo di casa. C'è la quarta Albania delle vallate ai piedi delle montagne. Zone povere senza possibilità di sviluppo. L'ultima Albania è quella delle zone montagnose, dove lo spopolamento è drammatico, perchè non ci sono risorse e neppure collegamenti.
Nella pausa pranzo mangiamo un panino tipo "burek" a base di sfoglia di yogurt con salame e maionese o formaggio. Mi sono sentito pastore di un gregge di vivaci capre che volevano farci sloggiare con l'aiuto del cane.
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